Anche a Seneghe la Pasqua viene celebrata con una pluralità di riti e cerimonie partecipate da tutta la comunità.
Il triduo Pasquale vede protagonisti i Confratelli delle Confraternite di Santa Croce e del Rosario e altresì le Prioresse, insieme contribuiscono a tramandare le tradizioni religiose che si ripetono ciclicamente in questi particolari giorni della Settimana Santa.
• Domenica delle Palme
Prima della Domenica delle Palme i membri della Confraternita di Santa Croce e della Confraternita del Rosario procurano le foglie giovani e tenere di palma che saranno intrecciate ad arte attraverso diverse modalità e fogge. Le palme che vengono preparate per essere distribuite alla comunità sono di forma semplice, non particolarmente elaborate, mentre invece quelle destinate al Parroco, ai Confratelli e alle Prioresse mostrano intrecci diversi talvolta ricchi e complessi che le rendono vere e proprie opere d’arte.
Le palme saranno benedette durante la celebrazione della Domenica delle Palme che si tiene presso l’Oratorio del Rosario e consegnate a tutti i fedeli che le porteranno con sé durante la Processione che conduce alla Parrocchia Maria Immacolata per la celebrazione della Santa Messa.
Pani e dolci Pasquali
In questa giornata, soprattutto in passato quando preparare il pane in casa costituiva un rito settimanale e condiviso, si era soliti consumare sos “Cocois de prama”.
Solitamente il sabato precedente proprio la Domenica delle Palme, venivano preparati dei pani tradizionali e dolci tipici del periodo Pasquale. In particolare “sos Cocois de prama” (Trad. Lett.: il pane di palma) in diverse famiglie veniva realizzato con la “pasta violada” (una sorta di pasta sfoglia) non con lo strutto in quanto si era in Quaresima, ma con l’olio d’oliva.
Le fogge di questi pani potevano essere molteplici,
a seconda della fantasia di chi lo preparava, potevano assumere la forma di una borsetta, di cestino e molte altre, tutte venivano però farcite con “sa pabassa” (Trad. Lett.: l’uvetta sultanina) e decorate con degli intrecci che solitamente tendono a ricordare quelli delle palme benedette. Ancora oggi qualcuno li prepara durante questo periodo, facendo vivere la tradizione.
Sempre nello stesso giorno venivano preparate “sas Tzeddicas” sfoglie di “pasta violada” farcite con un composto a base di “saba” (Trad. Lett.: sapa), una melassa che si ottiene tramite la cottura del mosto (oppure come accadeva più di frequente in passato dei fichi d’india), con frutta e spezie.
• Giovedì Santo
La sera del giovedì Santo, durante la celebrazione della Messa nella Cena del Signore, si commemora il rito della Lavanda dei Piedi. A Seneghe questo rituale viene compiuto dal parroco sui Confratelli. Successivamente viene svolta anche una piccola processione all’interno della Parrocchia durante la quale il Sacerdote insieme a Confratelli e Prioresse accompagna l’Eucarestia all’Altare della Reposizione; questa cappella viene adornata con fiori e “su nennere”, vasi nei quali il mercoledì delle ceneri o all’inizio della Quaresima, si seminano grano o legumi che vengono fatti germogliare al buio per far crescere germogli verde pallido. “Su nennere” rappresenta simbolicamente la nuova vita che si rigenera dopo la morte, così come i semi che da sotto terra rinascono per generare nuova vita, emergendo con i germogli, riproducendo la ciclicità della rigenerazione della natura e quindi della vita.
• Venerdì Santo
Durante il Venerdì e il Sabato Santo non si suonano le campane quando ci sono le funzioni ma risuonano gli strepiti pasquali con ”sa matraca” (strumento costituito da una tavola di legno al quale
è applicato un battente in ferro, il suono si realizza attraverso lo scuotimento rotatorio messo in atto dal suonatore),
o “sas taulittas” (Strumento di legno costituito da un sostegno centrale di forma rettangolare a cui sono legate due tavolette che venendo agitate dal suonatore urtano tra loro e producono un suono intenso). 1
1 Ulteriori approfondimenti in merito si possono leggere in “Enciclopedia della musica sarda”. La biblioteca dell’Identità.
Al mattino presto del venerdì intorno alle 7:00, si celebra la Via Crucis.
La comunità insieme al parroco, i Confratelli e Prioresse, accompagnano in processione la statua della Madonna Addolorata. I fedeli si raccolgono per le vie del paese in una processione che percorre
le 14 stazioni previste dal rito, segnate da croci fissate nei muri, addobbate da chi abita nei pressi da composizioni floreali.
Successivamente, parte del corteo processionale accompagna il Parroco i Confratelli e le Prioresse verso la chiesa di Santa Maria della Rosa in cui è custodita una grande croce lignea.
Sia la Croce, sia la lettiga che ospiterà il Cristo deposto, vengono prelevati dalla chiesa di Santa Maria della Rosa e trasportate dai Confratelli nella Parrocchia Maria Immacolata.
Qui la grande croce lignea verrà innalzata sull’altare maggiore per prepararsi alla Liturgia della sera e alla cerimonia de “S’Iscravamentu”.
Durante un rituale drammatico e toccante carico di significato per i fedeli, la statua del Cristo viene deposta dalla Croce da alcuni Confratelli che con gesti specifici provvederanno successivamente ad adagiare il Cristo nella Lettiga posta ai piedi dell’altare.
La cerimonia, particolarmente emozionante per chi la partecipa, tradizionalmente è accompagnata e scandita dai canti religiosi eseguiti da “su cuntrattu”.
La statua del Cristo deposto, accompagnato dalla Madonna Addolorata vestita a lutto, viene trasportata con devozione e raccoglimento dal Parroco e dai Confratelli, seguiti dalle Prioresse e dai fedeli che costituiscono il corteo processionale che percorre il corso Umberto, la comunità si stringe nel dolore evocato dal rito; anche durante la processione, la preghiera viene scandita dai canti religiosi de “su cuntrattu”.
Il corteo giunge nella Chiesa di Santa Maria della Rosa in cui la statua del Cristo Morto verrà esposta per l’adorazione dei Fedeli.
• Sabato Santo
Nella notte fra sabato e domenica si celebra la Veglia Pasquale.
I Confratelli preparano precedentemente all’ingresso della Parrocchia nella piazza antistante un braciere con il fuoco che servirà per la benedizione.
Tutte le luci vengono tenute spente. Dopo la benedizione del fuoco viene acceso prima il cero pasquale che viene portato processionalmente in Chiesa e poi i ceri dei fedeli.
Si accendono così anche le luci e prende avvio la lunga celebrazione della Veglia Pasquale.
Al Gloria si suonano le campane.
• Domenica di Pasqua
La celebrazione della Pasqua ha inizio la mattina con la cerimonia de “s’Incontru” (Trad.Lett.: l’incontro).
Ci si riferisce all’incontro tra il Cristo Risorto e la Madre Maria.
Le due statue sono le protagoniste della processione cerimoniale, Il Cristo viene trasportato dalla chiesa di Santa Maria della Rosa accompagnato dalla Confraternita di Santa Croce e dalle Prioresse,
e La Madonna invece dall’Oratorio del Rosario viene accompagnata dalla Confraternita del Rosario e dalla Prioresse.
I Confratelli e le Prioresse guidati dal Parroco celebrano con gesti e preghiere specifiche l’incontro tra le due statue lungo il Corso Umberto, la strada principale del paese.
Si tratta di un giorno di gioia per i fedeli che riuniti in corteo partecipano alla cerimonia.
Dopo questo incontro si procede fino alla Parrocchia in cui si celebrerà la Santa Messa di Pasqua.
Pani e dolci Pasquali
Anche in questa occasione festiva soprattutto in passato vi era la consuetudine di preparare dei pani tradizionali così come i dolci tipici della Pasqua, che ancora oggi vivono nella tradizione gastronomica seneghese.
Il Venerdì o il sabato precedente la Pasqua quando si preparava il pane si era soliti confezionare “sos Cocois de Pasca o Cocois de s’ou” (Trad. Lett.: Pane di Pasqua o pane dell’uovo). Con la stessa pasta de “su Zichi”, ma “violada” con lo strutto. Si preparavano forme di pane particolarmente decorate a seconda della fantasia di chi li creava, con al centro un uovo.
L’uovo, simbolo di rinascita e della Pasqua di Resurrezione.
Questi pani venivano consumati durante il pranzo di
Pasqua oppure nella scampagnata di Pasquetta e anche regalati soprattutto ai bambini, ai parenti o ai vicini di casa, oppure a persone indigenti, attraverso uno scambio comunitario che sanciva il momento della festa.
Questa pratica non è più consuetudine ordinaria, ma bisogna attestare che ancora oggi c’è chi prepara “sos Cocois de s’ou o de Pasca” in casa per il consumo personale o per regalarli a persone care.
Con la “pasta violada” con lo strutto, si preparavano in passato come oggi, anche i dolci che insieme a “sas Tzedicas” rappresentano a Seneghe la produzione dolciaria tipica del periodo Pasquale:
“sas Pardulas”. Sfoglie di pasta sottile farcite con un ripieno di ricotta oppure formaggio fresco dolce, amalgamato con uova zucchero, scorza d’arancia o limone e talvolta zafferano.
Soprattutto in passato in questo periodo gli allevatori e i pastori producevano “su casu friscu” (Trad. Lett.: il formaggio fresco) il formaggio veniva utilizzato e anche regalato nel periodo pasquale a parenti o vicini di casa e persone indigenti.
Con quello dolce si preparavano come già detto “sas Pardulas”, mentre con quello che attraverso una debita preparazione diveniva leggermente acidulo, si preparava tradizionalmente la minestra di brodo di carne e formaggio fresco, tipica del pranzo Pasquale.
Di Erika Meles
(Foto di Maria Vittoria Orrù, Vincenza Pala, Alessandra Illotto, Erika Meles e Stefano Flore)